Faceva
caldo.
Brandelli
di sudore solidi come Angus che colavano giù e si
stringevano alle magliette come fossero gocce di silicone Pattex, confermavano
l’esistenza della stagione bollente anche a queste latitudini.
Un’ondata
di calore teneva sulla graticola il paese e lo rendeva esausto dalla felicità
allo stesso tempo.
Da
settimane stava provando a fare l’esercizio
per cui veniva sbeffeggiata. Tanto sapeva che un giorno o l’altro ce l’avrebbe
fatta.
E
li avrebbe smentiti.
L’appuntamento
per una birra a place Flagey insieme ai suoi amici
di una vita costituiva una tappa obbligatoria prima di tornarsene a casa in
direzione di cimitière d’Ixelles.
Contrariamente
a molte sue vecchie amiche che tendevano a formare piccole comunità
matrilineari, lei sentiva di non poterne fare troppo parte. Anzi a pensarci bene
non riusciva proprio a ricordarsi una sola amica con cui avesse legato così a
lungo come con François, Thierry e Didier.
Erano
gli amici.
Con
gli anni apprese a leggerne le intenzioni dal modo in cui si illuminava loro lo
sguardo in un momento di intesa scintillante. Col tempo affinò pure la
tecnica. Se Thierry diceva stasera andiamo al Pantin immancabilmente Didier
avrebbe proposto l’Amère à Boir e Francois tentennando
si sarebbe voltato verso i tre indeciso, finché lei non avesse sbrogliato l’esitazione,
e risolto per un terzo bar che li avrebbe messi tutti d’accordo.
Era
l’unica femmina del gruppo. Le altre un po’ per caso e un po’
per scelta fuggirono o furono fatte scappare. Del gruppo aveva condiviso i
litigi, gli amori, le delusioni e le gelosie come quella volta che Thierry e
Didier se l’erano date di santa ragione perché ambedue invaghiti di Mélanie,
senza tuttavia decidersi. Mélanie però durò qualche settimana sparendo allo stesso
modo di un temporale estivo violento, ma passeggero.
François
la sfidava spesso.
Una
volta molto tempo prima si diede il caso che l’avesse
visto con occhi diversi, come quando dopo aver contemplato per secoli un’immagine
senza più emozioni, un dettaglio all’improvviso venisse fuori facendoti esclamare
“e questo?”. Ma poi il turbamento di rompere qualcosa la condusse a rimettere in
ordine quell’immagine abituale.
Flagey
era gremita ed il caos che l’attraversava costituito da monopattini, biciclette e palloni che nel momento sembravano stessero
per scontrarsi cambiavano magicamente traiettoria e morivano lentamente sul
ciglio della strada rincorsi ciascuno dal legittimo proprietario.
Francois,
Thierry e Didier stavano seduti sulle panche sorseggiando una Jupiler e
passandosi una cannetta d’erba mentre commentavano lo
svolazzare leggero degli abiti indossati da ogni ragazza che attraversava la
piazza. Anche lei si univa ai commenti e in un certo senso aveva ormai imparato
ad anticiparli con il medesimo lessico colorito ma impreziosito di una battuta
fulminea riassuntiva, la maggior parte delle quali definitiva.
“Allora che dite? Ne sarò capace o
no?” disse poi improvvisamente in un momento di silenzio magico.
“Lascia stare Malak,” sorrise
Francois.
“Ora vedrete!”
Si
mise in piedi, e aggiustata la maglietta e allargati i pantaloni, alzò
le mani al cielo e un secondo dopo aveva compiuto un giro completo di 360
gradi.
Fu
la ruota più bella.
“Avete visto?”
E poi
aggiunse “Tiè” con entrambe le
dita media delle mani alzate.