Non
aveva chiuso occhio tutta la notte e per di più
da alcune ore le era pure arrivato il ciclo. Da molto tempo aveva giurato che presto
avrebbe smesso di fare quella vita. Di soldi giù al paese, come fanno tutti
raccontando cazzate, ne aveva già inviati un mucchio. Ai genitori che la
interrogavano sull'origine di tutto quel denaro narrava sempre
la stessa storiella, avendo comunque cura di aggiungere di tanto in tanto dei dettagli che annunciassero piccoli avanzamenti di carriera: era stata assunta
in un’importante impresa la cui sede lambiva la zona della “bolla europea” dove
era impiegata in imprecisate mansioni di pubbliche relazioni a diretto contatto
con il presidente della società; una società che operava nel campo delle
comunicazioni e, non cessava mai di evidenziare, che per quella professione veniva
pagata profumatamente.
Certo
ogni volta che il padre le esprimeva il desiderio di farle visita dispiacendosi
del fatto che erano anni che non si vedevano lei scovava immancabilmente una
scusa tipo che proprio quel week-end il suo capo le aveva chiesto di
accompagnarla fuori città per incontrare alcune persone con
cui avrebbe dovuto negoziare cifre milionarie; e suo padre e sua madre sospirando comprendevano.
Chissà se fingevano s’era domandata più di una volta. L’esito non era
mai mutato tanto che i suoi non avevano mai passeggiato sul selciato della
Grand Place da quando era arrivata a Bruxelles, ingannata dalla promessa di un’occupazione
in un’agenzia di comunicazioni.
“Sospettavano qualcosa i suoi familiari?”
si era chiesta nuovamente anche stasera mentre si passava attentamente l’eyeliner.
“Forse mamma”, s’era affrettata a
rispondere con una smorfia assillante facendosi uno sbaffo sull’occhio.
Era
un mercoledì sera piovoso e normalmente non è che
ci fosse un gran via vai giù per le vie che chiudono il perimetro del
sesso a pagamento. Uno scappato di casa, un gruppo di ragazzi eccitati in cerca
della loro prima avventura da condividere in una chat segreta subito di dominio
pubblico, alcuni mariti annoiati e depressi dalla routine familiare, un anziano
che non scopa da una vita; cose del genere, insomma.
La
pioggia scendeva fina e ostinata e le pozze d’acqua
sui marciapiedi soffocavano la luce proiettata dai faretti impiccati sulle vetrine.
La gente per strada camminava frettolosamente e non era dell’umore adatto per fermarsi,
buttare un occhio sui prodotti esposti e decidere se gettare o meno del denaro
dalla finestra. Lei allora doveva prolungarsi verso il bordo
della vetrina quasi ad attraversarne il vetro gelato, così che gli infreddoliti
potenziali acquirenti potessero valutare la qualità della merce e immaginare
quanto avrebbero trovato dentro, una volta saliti i gradini e attraversata la
porta bianca anonima.
D’altra parte, l’acqua e il freddo assieme, s’incoraggiava, erano
un incentivo per fare i giusti affari.
La tristezza che veniva giù con la pioggerella induceva gli uomini
intirizziti ad entrare con la speranza di cavare un po’ di calore anziché soddisfare uno sfogo provvisorio: non era solo un atto sessuale ciò che veniva inseguito quanto un’anima su cui adagiarsi anche solo per qualche istante.
L’aveva capito da tempo, Tania, il conforto
che offriva al cuore screpolato degli sconosciuti che cercavano un effimero
riparo sulle strade appena dietro gare du Nord.
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