venerdì 21 giugno 2019

27. Jean-Pierre e la luna




“Ve l’hanno già raccontata la storia di Jean-Pierre?”
“No”, facemmo noi con la testa.
“No?” replicò stupito Laurent sottolineando poi “davvero?”.
“Sul serio” confermai e domandai incuriosito “perché?”
Era qualche mese che ci chiedevamo quando ci saremmo concessi una vacanza.
Non sono un tipo che lavora fino ad esaurirsi ma cerco più o meno di organizzarmi in modo da arrivare se non dappertutto almeno dove possibile. E poi il resto va a mañana”.
Sbrigate le formalità per noleggiare l’auto inforcammo l’E40 con destinazione Ostende e poi da lì giù giù fino a Calais e poi un pochino più giù per raggiungere la Côte d’Opale. Qui avremmo spento il motore della piccola Peugeot 108 attorno alle dieci di sera sotto un cielo grigio come un uomo aggrappato al potere da mezzo secolo e un mare che si infrangeva violento contro la digue fatta costruire per contenerlo. Ancora scossi dalle onde bianche e ricciolute ci riparammo al Mona Lisa un bar con un pubblico su di giri e su con gli anni.
La mattina dopo ci accolse un cielo azzurro inaspettato il cui riflesso sul mare e sulle pozze d’acqua salata sparse qua e là sulla spiaggia, rendeva onore all’aggettivo con cui questo tratto di costa viene qualificato da chi ha avuto la fortuna di visitarlo.

La lunga escursione da Wissant a Cap Blanc Nez con le scogliere di Dover puntate come spilli a farci compagnia leniva la fatica delle ultime settimane di lavoro nella piovosa Bruxelles.

Dopo una breve pausa sulla punta della falesia prendemmo il tragitto di ritorno ma questa volta accompagnati da decine di boe comparse improvvisamente come fossero state seminate nel corso della notte e sbocciate dopo la nostra passeggiata.
Ci stupimmo di quei funghi rossi adagiati su un lato e venuti alla luce dal nulla.
Nel tardo pomeriggio ci recammo a prendere un aperitivo sulla digue e alla cameriera con gli occhiali grandi e i denti sovrapposti come paletti di legno addossati gli uni sugli altri, ne chiedemmo lumi.

A Wimereux, ci illustrò incerta, come in pochi altri posti al mondo, esiste una stupefacente marea che ogni poche ore sale e scende come un montacarichi impazzito.

“Non conoscevate questa cosa delle maree?” udimmo la voce di un signore che poi si sporgeva di lato in modo da poter essere visto.
“No”, negammo basiti.

Laurent, così si presentò, allora ce ne spiegò il funzionamento e ci rivelò anche che il gioco pazzo di una marea aveva fatto perdere l’uso della ragione al vecchio Jean-Pierre.

Si portò poi la mano agli occhi per coprirsi dal sole che stava dipingendo un cerchio arancione sull’orizzonte prima di celarsi dietro una nuvola impertinente e ci raccontò di Jean-Pierre, un vecchio pescatore che conosceva bene le maree, che cent’anni fa o forse più, aveva deciso di sfidarne una.
“A quel tempo non c’erano tutte queste cose” fece afferrando il suo Samsung e “secondo i suoi calcoli quella sera l’alta marea sarebbe dovuta comparire a mezzanotte e non come sostenevano tutti la mattina dopo alle sei”.

“Be’… in passato si narra avesse sempre vinto il vecchio Jean-Pierre”, aggiunse mesto Laurent.

“Convinto del suo giudizio, il pescatore decise dunque di stendersi sulla spiaggia laddove sarebbe cominciata poi l’alta marea. Si distese e si mise ad osservare il cielo pregando di essere lasciato solo con la promessa di incontrarsi all’alba del giorno dopo. La mattina seguente il mare era placido e calmo e di Jean-Pierre più nessuna traccia. Alcun segno”.
“Nessuna traccia?” domandai sorpreso.

“No, sparito. Dissolto. Vaporizzato”. E poi aggiunse enigmatico “l’avrà portato via con sé la luna”.





Nessun commento:

Posta un commento