“’Notte amore. Ci vediamo domani. A
che ora sei libera?”
“Quando vuoi. Domani non ho lezioni
in facoltà. Oggi i miei andavano dagli zii al mare. Vuoi fermarti?”, chiese lei
svenevole.
“No, amore, sono distrutto. E domani
mattina ho pure lezione presto. Facciamo dopo pranzo” rispose lui trattenendo
uno sbadiglio.
“Va bene, ‘ notte, amore”, fece lei aprendo
lo sportello della Citroen.
“Ti amo, Mia” le disse e le diede un
bacio. Girò le chiavi nel cruscotto e accese il motore mentre lei scendeva dall’auto.
Tirò fuori il cellulare intanto che
aspettava che lei si chiudesse il portone dietro, e cominciò a scrivere “Fede,
sei a casa?”
Mattia
e Andrea erano amici da una vita. E anche Fede e Mia. Avevano trascorso una
serata di chiacchiere in un locale del centro insieme. Mattia aveva sempre
provato una certa trepidazione di fronte a Fede che tuttavia non s’era
mai trasformata in un turbamento vero e proprio dalle conseguenze prevedibili
e, alla fine, Mia e la sua insistenza l’avevano sopraffatto; e finirono
assieme. Qualche settimana più avanti anche ad Andrea e Fede toccò la stessa
sorte. Da allora saranno passati un paio di anni.
“Sì, appena arrivata”.
“Che fai ora?” fece lui mellifluo cancellando
subito il messaggio dopo l’invio.
“Niente. Mi preparo per andare a dormire”
e poi terminò con un secondo messaggio domandando “E tu? Già a casa?”
“Non ancora. Ho lasciato sotto casa
Mia da pochissimo” e poi innestò la retromarcia e imboccò il vialetto per
uscire dal parcheggio. Attese un attimo che cambiasse colore alla spunta e si
avviò lentamente verso la strada principale.
“Siamo stati bene questa sera in
pizzeria, no?” rispose lei mentre Mattia decideva di accostare la macchina
vedendola intenta a scrivere.
“Sì, molto bene.” Rispose di getto e
aggiunse “quei due volevano andarsene a casa subito. Io sarei rimasto in giro,
almeno per un po’”.
“E c’era anche quella storia buffa
del prof di chimica organica che Andrea s’era ostinato a raccontare ad ogni
costo” digitò infine lei. Pochi secondi dopo scrisse “be’, sì anche io sarei
rimasta ancora un po’ fuori”.
Cristo,
pensò Mattia.
“Arrivato a casa nel frattempo?” provò
ad informarsi lei.
“No, ho accostato sulla strada”.
“E che aspetti?” sollecitò inserendo
a corredo una emoticon al testo.
“Chi, io?”
“Sì, che aspetti?”
“Cosa aspetto?”
“Certo! Cosa aspetti?”
“Non lo so. Non ho sonno. Vorrei
stare ancora un po’ in giro. E tu? Che fai? Non vai a dormire?” provò a sondare.
“Vorrei…”
“Vorresti?” digitò immediatamente
aggiungendo “dicevi?”
“No, niente. Dicevo che vorrei… dai lasciamo
andare…”.
“No, dimmi!” incalzò Mattia.
“A proposito: sai che i miei sono
partiti? Credo andassero a vedere la mostra di Marc e Macke; hanno una fissa
per l’espressionismo tedesco quelli lì!”.
“Ritorneranno fra un paio di giorni,
presumo. Sei ancora lì?” domandò.
“Sì, te l’ho detto. Non riesco a
muovermi. Eppure dovrei…” inviò la faccetta addormentata.
“Fammi un po’ vedere dove stai
esattamente… Mi mandi la posizione?” chiese lei.
“Eccola”.
“Map dice che ti trovi a sei
minuti in macchina o a venti minuti a piedi da qui!”
“Esatto!” commentò lui allegro.
“Vicino, no?”.
“Sì!, vicinissimo” confermò lui
frettolosamente.
Poi mentre
stava per scrivere nuovamente gli cadde il cellulare dalle mani e gli finì in
mezzo alle gambe e si accorse che là qualcosa era cambiato.