Come
mi capita spesso sono rientrato da poco in Italia. I girasoli sono ormai alti e
lussureggianti e l’atmosfera vacanziera nella mia città
si respira dal sorriso felice dei suoi abitanti e dagli occhi spiritati degli
stagionali nei chioschetti sulla spiaggia. I festival del dialetto locale che
allietano le serate nelle piazze pigre e i borghi splendidi e abbarbicati dove
trovare riparo dalla calura estiva ne sono un’ulteriore conferma. Un mondo di
bellezza tutto attorno da lasciarti a bocca aperta. Una cartolina che i turisti
olandesi o belgi visitano con stupore fermandosi sul ciglio della strada a fare
le foto delle colline con i filari delle viti ben ordinati.
Eppure!
Sì, c’è un eppure.
C’è
l’Italia dei piccoli soprusi.
Perché
mentre quelli grandi ti fanno incazzare così intensamente da rovinarti lo
stomaco e farti dire “adesso, basta!” e spingerti, ancorché riluttante, ad una
presa di posizione che definire rivoluzionaria forse è un pochettino esagerata;
con quelli piccoli no, non ci riesci.
Di
fronte ad una sopraffazione palese, sfrontata e dalle dimensioni cosmiche che
urla vendetta, anche la più conformista delle
persone sente una vocina che le sussurra “così, no!”.
Una
ingiustizia di quelle proporzioni è una
bella donna o un uomo le cui qualità estetiche sono così evidenti che il
giudizio degli astanti non può che essere unanime: sì, è una meraviglia!
Insomma,
è facile ribellarsi quando vengono calpestati i grandi princìpi;
o almeno dovrebbe esserlo. Se ne vedono gli oltraggi e la violenza che produce
nell’anima ti implora di porvi un rimedio.
Subito.
Ma
è davanti alle piccole angherie che siamo impreparati e
indifesi perché sono delle gocce di acqua che colando giù, ogni istante, eterne,
scavano delle crepe che nel tempo e senza badarci troppo diventano grandi come
la basilica di San Pietro in Vaticano. Talune volte i piccoli soprusi hanno anche
delle motivazioni che paiono ragionevoli. Di essi infatti si può dire, di quando
in quando, “be’ comunque ha senso questa cosa. In fondo in fondo a pensarci
bene, perché no? C’è una logica dietro tale decisione!”
I
piccoli soprusi, poiché appunto minuscoli e talvolta dotati
di una spiegazione, ti sfiancano lentamente. È una tensione continua che
avviene però sottotraccia, dal momento che i “soprusini” non trattano con la
coscienza.
Sono
stillicidi che avvengono più in
basso.
Vuoi
disfarti del tuo apparecchio televisivo visto che
trovi ripugnante un palinsesto costituito da programmi da voltastomaco e così
smettere anche di pagarne il canone oggi addebitato direttamente sulla bolletta
della luce? Lo devi comunicare all’Agenzia delle Entrate entro un termine
stabilito. È giusto! E se per qualche ragione hai avuto i ladri in casa e te l’hanno
rubato, pazienza; continuerai a pagarlo fino alla data concordata. La regola in
sé e per sé funziona, figuriamoci!, altrimenti sarebbe il caos.
Un
appartamento dato in locazione con un contratto regolarmente registrato e con
un inquilino moroso ti obbliga, comunque, a te proprietario al pagamento della
relativa imposta anche se l’inquilino ha cessato
di pagarti l’affitto da oltre un anno, e hai voglia a dargli lo sfratto!
Al
prossimo inquilino, non appena sarà entrato
in casa, avrai poi
fatto firmare la disdetta del contratto di locazione in bianco,
facendo a tua volta un piccolo sopruso.
E in questo modo alla fine il
cerchio sarà chiuso.
E
l’esercizio del sopruso farà talmente parte di te che farai
fatica a riconoscerlo, come quando parlando una lingua straniera, non sarai in
grado di distinguere l’accento con il quale la parli.
È un paese da cartolina. A condizione di rimanere sul ciglio
della strada a fotografare i filari delle viti prima del tramonto.
O di tornarci
di tanto in tanto.
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