venerdì 19 luglio 2019

23. Perché poi uno ci pensa ogni tanto a ritornare in Italia






Come mi capita spesso sono rientrato da poco in Italia. I girasoli sono ormai alti e lussureggianti e l’atmosfera vacanziera nella mia città si respira dal sorriso felice dei suoi abitanti e dagli occhi spiritati degli stagionali nei chioschetti sulla spiaggia. I festival del dialetto locale che allietano le serate nelle piazze pigre e i borghi splendidi e abbarbicati dove trovare riparo dalla calura estiva ne sono un’ulteriore conferma. Un mondo di bellezza tutto attorno da lasciarti a bocca aperta. Una cartolina che i turisti olandesi o belgi visitano con stupore fermandosi sul ciglio della strada a fare le foto delle colline con i filari delle viti ben ordinati.
Eppure! Sì, c’è un eppure.

C’è l’Italia dei piccoli soprusi.

Perché mentre quelli grandi ti fanno incazzare così intensamente da rovinarti lo stomaco e farti dire “adesso, basta!” e spingerti, ancorché riluttante, ad una presa di posizione che definire rivoluzionaria forse è un pochettino esagerata; con quelli piccoli no, non ci riesci.
Di fronte ad una sopraffazione palese, sfrontata e dalle dimensioni cosmiche che urla vendetta, anche la più conformista delle persone sente una vocina che le sussurra “così, no!”.
Una ingiustizia di quelle proporzioni è una bella donna o un uomo le cui qualità estetiche sono così evidenti che il giudizio degli astanti non può che essere unanime: sì, è una meraviglia!
Insomma, è facile ribellarsi quando vengono calpestati i grandi princìpi; o almeno dovrebbe esserlo. Se ne vedono gli oltraggi e la violenza che produce nell’anima ti implora di porvi un rimedio.

Subito.

Ma è davanti alle piccole angherie che siamo impreparati e indifesi perché sono delle gocce di acqua che colando giù, ogni istante, eterne, scavano delle crepe che nel tempo e senza badarci troppo diventano grandi come la basilica di San Pietro in Vaticano. Talune volte i piccoli soprusi hanno anche delle motivazioni che paiono ragionevoli. Di essi infatti si può dire, di quando in quando, “be’ comunque ha senso questa cosa. In fondo in fondo a pensarci bene, perché no? C’è una logica dietro tale decisione!”
I piccoli soprusi, poiché appunto minuscoli e talvolta dotati di una spiegazione, ti sfiancano lentamente. È una tensione continua che avviene però sottotraccia, dal momento che i “soprusini” non trattano con la coscienza.

Sono stillicidi che avvengono più in basso.

Vuoi disfarti del tuo apparecchio televisivo visto che trovi ripugnante un palinsesto costituito da programmi da voltastomaco e così smettere anche di pagarne il canone oggi addebitato direttamente sulla bolletta della luce? Lo devi comunicare all’Agenzia delle Entrate entro un termine stabilito. È giusto! E se per qualche ragione hai avuto i ladri in casa e te l’hanno rubato, pazienza; continuerai a pagarlo fino alla data concordata. La regola in sé e per sé funziona, figuriamoci!, altrimenti sarebbe il caos.
Un appartamento dato in locazione con un contratto regolarmente registrato e con un inquilino moroso ti obbliga, comunque, a te proprietario al pagamento della relativa imposta anche se l’inquilino ha cessato di pagarti l’affitto da oltre un anno, e hai voglia a dargli lo sfratto!
Al prossimo inquilino, non appena sarà entrato in casa, avrai poi fatto firmare la disdetta del contratto di locazione in bianco, facendo a tua volta un piccolo sopruso.

E in questo modo alla fine il cerchio sarà chiuso.

E l’esercizio del sopruso farà talmente parte di te che farai fatica a riconoscerlo, come quando parlando una lingua straniera, non sarai in grado di distinguere l’accento con il quale la parli.
È un paese da cartolina. A condizione di rimanere sul ciglio della strada a fotografare i filari delle viti prima del tramonto. 
O di tornarci di tanto in tanto.

Nessun commento:

Posta un commento