Stephanie Bourtembourg ha
quasi 70 anni e sta per andare in pensione. È socia di
uno dei più importanti studi legali di Bruxelles con oltre 200 avvocati che ci lavorano. Gli
appalti pubblici con i loro vincoli giuridici sono una manna: forniscono una
quantità sufficiente di cause per rendere pingui un buon numero degli avvocati
dello studio. I soci insistono da molto tempo affinché lasci ma lei resiste
nonostante l’età; o forse, a causa dell’età.
Porta a casa, si fa per
dire, visto che a casa ci sta poco, 100mila euro al mese. Sì,
100mila! Una cifra che la maggior parte della popolazione di una regione anche
ricca, come Bruxelles, raggranella dopo un botto di anni di lavoro.
Un paio di matrimoni falliti alle spalle ed eredi già su con gli anni che passano spesso a farle visita.
Giusto per non farle mancare l’affetto che, presto, troveranno trasformato in patrimonio.
Giusto per non farle mancare l’affetto che, presto, troveranno trasformato in patrimonio.
La giornata per l’avvocato
Bourtembourg era stata di una noia sopportabile. Gran parte del lavoro veniva
ormai svolto dai suoi collaboratori e, a lei, non restava altro che annotare alcuni appunti a
matita che i suoi assistenti facevano finta di prendere in considerazione.
Erano le sette di sera e
dopo aver tirato fuori dal cassetto del suo scrittoio “Bureau-plat”
un Barolo
Riserva e averne sorseggiato un calice aveva deciso che stasera poteva tornare a
casa un po’ prima del solito.
Fece chiamare l’autista
e appena il tempo della strada ed era già arrivata a square du Val de la
Cambre. Si ricordò che il giovedì la servitù aveva la serata libera e perciò
avrebbe dovuto scaldarsi il cibo da sola. Non ne aveva molta voglia: poteva
saltare anche la cena. Come d’altra parte faceva solitamente ogni giovedì.
Aveva ordinato alla servitù
di gettare via tutte le bottiglie e non l'aveva eseguito: che seccatura, si spazientì! Non voleva conservarle ancora in casa visto che domani sarebbero
passati i figli per il consueto saluto e vedendone il cospicuo numero l’avrebbero nuovamente rimproverata. Raccolse quante più
bottiglie vuote e scese in strada dirigendosi verso la campana di vetro.
Qualche minuto prima e
qualche via più distante, ma al comune di Forest,
Lydia aveva appena terminato di litigare con Thierry su chi dovesse andare a pescare. Dopo qualche anno in uno
squat avevano deciso di affittare uno studio e non era facile mettere insieme
gli euro sufficienti per pagare regolarmente il canone. Un po’ di “chômage”, qualche lavoretto qua e là
e si cercava di ammucchiare il necessario.
Poi servivano gli euro per cibo e vizi.
E spesso occorreva andare a pesca.
Lydia prese un lungo bastone
e facendosi aiutare da Thierry ci fissò su un
gancio. Uscì di casa e cominciò a girare in bicicletta alla ricerca di un po’
di campane del vetro accompagnata da "Belgium is burning".
Prese avenue de la Folle
Chanson, voltò a destra verso avenue Emile Duray
quando all’altezza di square du Val de la Cambre vide una signora anziana. Aveva alcuni contenitori per vetro e si recava all’angolo della strada dove c’era
una campana. Lydia rallentò, nascose il bastone e attese che la vecchia terminasse di
gettare via le bottiglie. Non appena questa rientrò, si
avvicinò alla campana, tirò fuori il lungo bastone con il gancio, lo infilò giù
in fondo e uncinò la prima bottiglia. Stava per metterla nel cestello quando del vino rosso ancora dentro le sgocciolò. Merda!, imprecò.
S’era
inzuppata i pantaloni ed era ancora al primo giro.
Alzò lo sguardo e vide questo adesivo. Fece una pausa, un sorriso, si asciugò le lacrime e agganciò una nuova bottiglia ancora.