venerdì 18 gennaio 2019

49. La lingua dell'orgasmo




Esiste una lingua franca dell'orgasmo?
So per esperienza che la lingua franca degli affari è l'inglese. So anche, per sentito dire, che quella della diplomazia è il francese.
Ma qual è quella dell'amplesso sessuale?
Ho sempre pensato che la lingua dell'amore fosse quella parlata dal partner di cui si è innamorati. E quella dei litigi?
Conosco una decina di coppie italo-qualcosa qui a Bruxelles. Se li sollecito sull'argomento rispondono che dipende dalla profondità della baruffa; anche se alla fine, il più delle volte, ciascuno litiga con la propria di lingua.
Che caos!
Va da sé che mi guardo bene dall'interrogare i miei amici sull'idioma utilizzato in camera da letto giacché mi sembrerebbe un comportamento, come dire, da impiccione.

La curiosità resta comunque insoddisfatta: in che lingua gode una coppia italo-qualcosa?

Non vedevo Anita da tempo e l'occasione era l'annuale evento del primo maggio a Place Rouppe dove i sindacati organizzano la consueta Festa dei lavoratori. Dopo una mattinata di pioggia fina fina il cielo sembrava aprirsi lasciandoci sperare in un pomeriggio di musica e birrette con gli amici.
Anita Bellotti è una cara amica; "cara" è forse un tantino esagerato. Ma amica sì, di sicuro. È sempre carica come una molla: i-n-s-t-a-n-c-a-b-i-l-e. Senza droghe, in più!
Alta e longilinea, scura di capelli - anche se qualche raro capello bianco aveva già cominciato a comparire - con un taglio corto, bocca e bacino larghi. 

Con Anita si fa festa e si fa tardi. In parte a causa del fatto che è difficile spegnerla ma anche perché, essendo lei in una "relazione aperta" da "illo tempore", non sempre desidera tornare a casa sapendo di trovarla costantemente vuota. Talvolta sì, e lì viene il divertimento.

A Bruxelles da oltre dieci anni, c'era arrivata seguendo più le piste dell'amore che quelle della professione. Umbra, di vicino Perugia, durante l'Erasmus aveva conosciuto Wim, un fiammingo di Gent, e una volta terminati gli studi aveva deciso di seguirlo. La cosa era finita dopo qualche mese: tra un lavoretto e una relazione aperta (dopo il primo fiammingo c'erano stati in un ordine variamente casuale un nuovo fiammingo, un belga di origine algerina, un altro fiammingo ancora, uno spagnolo, un tizio francofono di Charleroi) il tempo stava trascorrendo in modo, apparentemente, pigro.
Rokia Traore aveva appena concluso di eseguire il secondo bis e la folla cominciava a defluire. Noi imboccammo Rue du Midi verso la Grand Place quando Anita mi prese sottobraccio raccontandomi che la notte prima aveva conosciuto in un bar del centro, il Bonnefooi, tale Bharam Norgay.
"Bharam?", le chiesi.
"Sì, un nepalese di Katmandu. Sfizioso, vero?!" fece l'occhiolino. Fa sempre fico raccontare di aver incontrato un tipo che arriva dal Nepal, pensai.
"E che cazzo ci faceva un nepalese di Katmandu al Bonnefooi?"
"Studia qui in Belgio: una cosa tipo ingegneria dei microsistemi, così mi è sembrato di capire".
"Sai che palle!", esclamai.
"Sì... due palle... chiacchiere tutte in inglese. Mancava poco mi sparassi! Anche se chiacchierare non era proprio tra gli obiettivi primari di nessuno dei due", mi lasciò intuire.
 "Intuisco", risposi.
"Come previsto, alla fine siamo finiti a casa mia per concludere in bellezza".
"Be’… cos'è questo sguardo allora?", domandai curioso.

"Dopo tutti questi anni qui a Bruxelles vorrei finalmente scopare e godere nella mia, di lingua. Sarebbe tutto ancora più divertente!"

Esigenza legittima, no? Se la lingua dell’amore è quella dell’altro, pare che quella delle baruffe e dell’orgasmo sia davvero la propria. Me lo confermi anche tu?

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