Esiste una lingua franca
dell'orgasmo?
So per esperienza che la lingua
franca degli affari è l'inglese. So anche, per sentito dire, che quella della
diplomazia è il francese.
Ma qual è quella dell'amplesso
sessuale?
Ho sempre pensato che la lingua
dell'amore fosse quella parlata dal partner di cui si è innamorati. E quella
dei litigi?
Conosco una decina di coppie
italo-qualcosa qui a Bruxelles. Se li sollecito sull'argomento rispondono che
dipende dalla profondità della baruffa; anche se alla fine, il più delle volte,
ciascuno litiga con la propria di lingua.
Che caos!
Va da sé che mi guardo bene
dall'interrogare i miei amici sull'idioma utilizzato in camera da letto giacché
mi sembrerebbe un comportamento, come dire, da impiccione.
La curiosità resta comunque
insoddisfatta: in che lingua gode una coppia italo-qualcosa?
Non vedevo Anita da tempo e
l'occasione era l'annuale evento del primo maggio a Place Rouppe dove i
sindacati organizzano la consueta Festa dei lavoratori. Dopo una mattinata di
pioggia fina fina il cielo sembrava aprirsi lasciandoci sperare in un
pomeriggio di musica e birrette con gli amici.
Anita Bellotti è una cara amica;
"cara" è forse un tantino esagerato. Ma amica sì, di sicuro. È sempre
carica come una molla: i-n-s-t-a-n-c-a-b-i-l-e. Senza droghe, in più!
Alta e longilinea, scura di
capelli - anche se qualche raro capello bianco aveva già cominciato a comparire
- con un taglio corto, bocca e bacino larghi.
Con Anita si fa festa e si fa
tardi. In parte a causa del fatto che è difficile spegnerla ma anche perché, essendo
lei in una "relazione aperta" da "illo tempore", non sempre desidera
tornare a casa sapendo di trovarla costantemente vuota. Talvolta sì, e lì viene
il divertimento.
A Bruxelles da oltre dieci anni,
c'era arrivata seguendo più le piste dell'amore che quelle della professione.
Umbra, di vicino Perugia, durante l'Erasmus aveva conosciuto Wim, un fiammingo
di Gent, e una volta terminati gli studi aveva deciso di seguirlo. La cosa era
finita dopo qualche mese: tra un lavoretto e una relazione aperta (dopo il primo
fiammingo c'erano stati in un ordine variamente casuale un nuovo fiammingo, un
belga di origine algerina, un altro fiammingo ancora, uno spagnolo, un tizio
francofono di Charleroi) il tempo stava trascorrendo in modo, apparentemente,
pigro.
Rokia Traore aveva appena concluso di eseguire il secondo bis e la folla cominciava a defluire. Noi
imboccammo Rue du Midi verso la Grand Place quando Anita mi prese sottobraccio
raccontandomi che la notte prima aveva conosciuto in un bar del centro, il
Bonnefooi, tale Bharam Norgay.
"Bharam?", le chiesi.
"Sì, un nepalese di
Katmandu. Sfizioso, vero?!" fece l'occhiolino. Fa sempre fico raccontare di aver incontrato un tipo che arriva dal Nepal, pensai.
"E che cazzo ci faceva un
nepalese di Katmandu al Bonnefooi?"
"Studia qui in Belgio: una
cosa tipo ingegneria dei microsistemi, così mi è sembrato di capire".
"Sai che palle!",
esclamai.
"Sì... due palle...
chiacchiere tutte in inglese. Mancava poco mi sparassi! Anche se chiacchierare
non era proprio tra gli obiettivi primari di nessuno dei due", mi lasciò
intuire.
"Intuisco", risposi.
"Come previsto, alla fine
siamo finiti a casa mia per concludere in bellezza".
"Be’… cos'è questo sguardo
allora?", domandai curioso.
"Dopo tutti questi anni qui
a Bruxelles vorrei finalmente scopare e godere nella mia, di lingua. Sarebbe
tutto ancora più divertente!"
Esigenza legittima, no? Se la
lingua dell’amore è quella dell’altro, pare che quella delle baruffe e dell’orgasmo
sia davvero la propria. Me lo confermi anche tu?
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