29. Flash, Dott e Lime vorrebbero organizzarsi ma comprendono assai rapidamente
che senza il supporto attivo di Villo! e Jump non potranno mai ottenere nulla e
sebbene riluttanti decidono alla fine di coinvolgerli
Flash,
Dott e Lime erano tutti concitati e si chiedevano
quando sarebbe toccato loro. Ormai era diventata un’ecatombe. Poco più distanti
ma in disparte c’erano anche Villo! e Jump. Il primo ormai non veniva più notato
da nessuno mentre il secondo, appena sbarcato in città, faceva fatica ad avere
una sua identità e la sua quota di umani.
Ogni
mattina presto facevano una lista dei sopravvissuti. Di quelli che non erano
stati abbandonati in qualche androne, non erano stati smontati, gettati per
terra o buttati in qualche stagno.
Fortuna
loro, dicevano, parlando di Villo! e Jump (ormai noti come V&J) che ogni
sera venivano accompagnati senza tentennamenti in un luogo sicuro dove poter trascorrere
la nottata quietamente. Al contrario Flash, Dott e Lime
vivevano una condizione di pericolo costante da quando erano arrivati a
Bruxelles: ogni giorno ce n’era una.
L’altra
sera o meglio l’altra notte, si accingeva a raccontare Lime, aveva preso uno
studente della ULB e l’aveva caricato non troppo distante dalla zona delle Istituzioni.
“Uno studente dell’ULB?” aveva
subito interrogato Dott abituato ad essere pignolo aggiungendo “e da cosa
avresti intuito che fosse uno studente e poi proprio perché dell’ULB?”
“Dott che noia! Sei il solito
pedante. Non è che parlo a caso come fa spesso Flash!”
“Scusa? Non ho capito bene!” fece
Flash ridestandosi dopo aver trafficato fino a quel momento con una manopola “come
sarebbe a dire? Che cosa vorresti insinuare?”
“Lasciamo stare” risposero in coro
Lime e Dott.
V&J
intanto avevano avuto un moto di malcelata soddisfazione vedendo quei tre battibeccare.
“Quando siamo arrivati all’altezza
di Germoir” aveva nel frattempo ripreso a raccontare Lime che dei tre era
quello più curato e con una certa consapevolezza del suo essere esteticamente
attraente “che cosa ha fatto l’umano?”
“Che cosa ha fatto l’umano?”
ripeterono insieme Dott e Flash alzando i fanali verso il cielo e sbuffando
della prolissità di Lime.
“Ha caricato un altro umano, una
femmina, e io non riuscivo a trasportare quei due. Ero quasi agonizzante: ansimavo
e arrancavo. E poi dopo un po’ i due umani cominciarono pure a farsi a farsi
delle smancerie; insomma, un po’ di contegno!” concluse aggiustandosi il lungo
tappetino.
Dott
e Flash scrollarono il manubrio.
“Ah be’… vedete un po’” attaccò
immediatamente Flash “ho sentito di un nostro collega finito in fondo ad un
stagno dopo che una umana sbronza all’ultimo stadio è volata su un marciapiede”.
“Finito in un stagno?” sbottò Lime dando
una strofinatina al fanalino e inorridito non tanto dal triste destino del
collega quanto dall’idea del deturpamento della carrozzeria.
“Sì sì”, rispose Flash ancora
turbato.
Al
che Dott con qualche esitazione cominciò “amici… abbiamo
diritto anche a noi a delle tutele. Le nostre vite sono diventate impossibili. Occorre
che ci organizziamo e ci mobilitiamo; dobbiamo reclamare a clacson alto i nostri
diritti di monopattini e domandare anche noi, come quei due là, dei luoghi
sicuri dove gli umani siano costretti a depositarci. Lo ribadisco ancora: io
non sopporto più vedere tutti quei nostri colleghi adagiati per terra, esanimi o
anche solo morti dalla stanchezza”.
“Facciamo
qualcosa” dissero i tre contemporaneamente mentre si voltavano a cercare i
fanali di V&J ancora comodamente in sosta sull’altro lato della strada.
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