venerdì 31 maggio 2019

30. Che ci fa un elefante a spasso per Bruxelles?




Un caldo pomeriggio di maggio alla fermata del tram 81 “Guillaume Tell” Ismail stava facendo delle bolle di sapone. La mamma gli aveva dato il permesso di giocare sulla strada ma senza allontanarsi troppo altrimenti la prossima volta sarebbe rimasto chiuso dentro il negozio assieme a lei.

Sì, poteva giocare fuori, e fare le bolle di sapone, gli aveva detto dandogli una carezza.

Ismail era felice.
La mamma gli aveva appena regalato una boccetta piena d’acqua e sapone per fare le bolle e lui ne lanciava molte tutte assieme. Inspirava tutta l’aria che poteva fino a scoppiare e poi dopo essersi concentrato a lungo, non voleva che nemmeno una goccia toccasse terra senza essere prima diventata una bolla, prendeva l’anello di legno giallo e soffiava, soffiava più a lungo che poteva.
Soffiava con tutta l’aria che aveva nei polmoni: soffiava così tanto e così a lungo che dopo un po’ gli mancava il fiato e il cuore gli batteva tanto veloce che gli sembrava quasi di morire.
Poi Ismail cominciava a correre dietro alle bolle. A quelle più grandi, all’inizio. Quelle su cui l’azzurro del cielo si rifletteva mostrando anche la forma di una nuvola un po’ sbilenca.
Quando quelle grandi scoppiavano andando ad infrangersi sul banco della frutta o contro il muro del negozio correva immediatamente dietro a quelle più piccole e poi subito dopo a quelle più piccole ancora.

Ma quelle piccole non era facile seguirle.
Si nascondevano.
Fuggivano.

Le bolle piccole si nascondevano con grande facilità: si rifugiavano dappertutto. Faceva in tempo a scovarne una che altre cinque si erano già infrattate.
Puff!
Doveva stare attento, Ismail, perché quelle piccole erano anche le più delicate. Una minima distrazione e finivano investite da una macchina oppure travolte da qualche adulto che camminando distrattamente, come fanno abitualmente i grandi, le faceva esplodere.
Bum!
Con le bolle grandi gli adulti facevano “ohoooo” e poi esclamavano “ma quanto sono belle!”; con le piccole no: le bolle piccole i grandi non le vedevano mai. Ismail lo sapeva bene: perché i grandi riescano a vedere le bolle doveva fare delle bolle veramente enormi.
Poi tutto ad un tratto mentre cercava di seguire una bolla minuscola passò un grande, sbadato pure lui, che andò a sbattere contro Ismail.
Al poveretto cadde quasi tutto il liquido che aveva nella bottiglietta: non ci credeva e gli veniva quasi da piangere. Controllò nuovamente nel flacone e vide che ne era rimasto pochissimo, forse per una bolla o al massimo per due.
Andò verso il negozio ma la mamma stava parlando con un cliente e tornò quindi sul posto dove il grande colpendolo gli aveva fatto versare il liquido. Riandò nuovamente dalla mamma per raccontarle il fatto ma la mamma stava ancora parlando con il cliente.
Uffa, fece stizzito.

Decise allora di tornare nuovamente indietro e trovò un elefante con una lunghissima proboscide che faceva delle bolle invisibili a cui solo lui poteva correre dietro.

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