Un
urlo e poi uno sparo squarciarono il silenzio della notte all’incrocio tra la
calle Sarabia e la calle San Matías nella città ai piedi della Sierra Nevada. Non
ero sicuro dell’urlo ma lo sparo, sono sicuro che
fosse uno sparo, mi svegliò.
Porca troia! Che cazzo succedeva?
Un
altro sparo ancora? Mi chiesi, titubante.
La
giornata era cominciata viaggiando tra Malaga e Granada. Dopo un primo giro in
piazza de la Merced dove il genio di Malaga visse parte della sua vita, m’imbarcai
su un bus della compagnia Alsa in direzione di Granada, dove avrei cominciato
il mio pomeriggio di lavoro.
La
cosa non era molto impegnativa e la città piena di
luce mi aveva accolto con un sole che mi aveva subito scaldato il cuore, dopo
gli ultimi giorni trascorsi sotto il cielo piovoso e grigio di Bruxelles.
A
cena, accanto a me, una ragazza tedesca mi informava a lungo sulle sue
peregrinazioni: Berlino, Colonia e ora Monaco.
“Mi ripeti il tuo nome?”, le domandai
ad un certo momento della nostra conversazione.
“Eva-Maria”.
“Eva-Maria?” ripetei.
“Ma puoi chiamarmi solo Eva”, fece
portandosi il bicchiere di birra verso la bocca.
“Beh… ok… andata solo per Eva; come
Eva la seconda donna di Adamo”, conclusi con un sorriso.
“La seconda donna di Adamo?” ribatté
lei piuttosto sorpresa.
“Vuole del vino?” mi chiese nuovamente
un cameriere gentile che stava lì da qualche secondo in attesa che noi
finissimo di parlare.
“Sì, grazie”, e gli allungai il
calice.
La
cena andava avanti con chiacchiere tipo “però
effettivamente la cucina spagnola se comparata a quella dei paesi del nord
Europa… niente! Non c’è niente da dire!” o anche “Eh già… senza trascurare il
carattere esuberante degli spagnoli, ne vogliamo parlare? La loro voglia di
fare fiesta”.
La
stanchezza conseguente alla lunga giornata mi suggerì
di compiere un rapido saluto ed ero già sulla strada verso l’hotel. Il freddo
si era fatto pungente e gli effetti della vicinanza della Sierra Nevada si
facevano sentire consigliandomi un ulteriore giro di sciarpa attorno al collo.
Arrivato
all’hotel, salutai la ragazza della reception e finalmente mi
ficcai a letto.
Ed
ecco la voce di un uomo che gridava.
E
poi ecco il primo sparo seguito poco dopo dal secondo.
Ma
l’ho sentito davvero?
Sentì
pulsarmi il cuore e attesi per vedere se qualcosa si fosse mosso al piano di
sopra.
Niente.
Nessuna voce. Nessun passo.
Aspettai
ancora. Bum bum bum: temevo mi scoppiasse il cuore.
Ok,
decisi di scendere alla reception.
Non
c’era nessuno. Vidi una stanza dietro il piccolo scrittoio e
bussai. La ragazza della reception comparve e mi domandò:
“Sì?”
“Ma lei ha sentito qualcosa?”
“Cosa?”
“Delle urla”
“Urla?”
“Esatto. Delle urla”.
“No, veramente non ho sentito nulla.
E comunque sa a Granada può succedere”.
“Invece, lo sparo?”
“Lo sparo? Quale sparo?” Sgranò gli occhi come a
dire “tutto bene?”.
“Sì. Ho udito uno sparo. E poi
qualcuno che fuggiva”.
“Impossibile”, e poi aggiunse “che
giorno è oggi?”
“Venerdì”, le replicai e subito dopo
“e quindi?”.
“Beh… è il giorno in cui Lilith, la
regina delle cuevas del Sacromonte, viene a
prendersi un giovane; un ragazzo di venti anni per portarlo via con sé.
Non si preoccupi e torni pure a dormire”.
Mi
salutò un po’ annoiata e rientrò da dove era uscita qualche
minuto prima.
Erano le
4.51 e da allora non presi più
sonno fino al momento in cui suonò la sveglia.
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