venerdì 18 ottobre 2019

10. La regina delle cuevas del Sacromonte




Un urlo e poi uno sparo squarciarono il silenzio della notte all’incrocio tra la calle Sarabia e la calle San Matías nella città ai piedi della Sierra Nevada. Non ero sicuro dell’urlo ma lo sparo, sono sicuro che fosse uno sparo, mi svegliò.
Porca troia! Che cazzo succedeva?
Un altro sparo ancora? Mi chiesi, titubante.
La giornata era cominciata viaggiando tra Malaga e Granada. Dopo un primo giro in piazza de la Merced dove il genio di Malaga visse parte della sua vita, m’imbarcai su un bus della compagnia Alsa in direzione di Granada, dove avrei cominciato il mio pomeriggio di lavoro.
La cosa non era molto impegnativa e la città piena di luce mi aveva accolto con un sole che mi aveva subito scaldato il cuore, dopo gli ultimi giorni trascorsi sotto il cielo piovoso e grigio di Bruxelles.
A cena, accanto a me, una ragazza tedesca mi informava a lungo sulle sue peregrinazioni: Berlino, Colonia e ora Monaco.
“Mi ripeti il tuo nome?”, le domandai ad un certo momento della nostra conversazione.
“Eva-Maria”.
“Eva-Maria?” ripetei.

“Ma puoi chiamarmi solo Eva”, fece portandosi il bicchiere di birra verso la bocca.

“Beh… ok… andata solo per Eva; come Eva la seconda donna di Adamo”, conclusi con un sorriso.
“La seconda donna di Adamo?” ribatté lei piuttosto sorpresa.
“Vuole del vino?” mi chiese nuovamente un cameriere gentile che stava lì da qualche secondo in attesa che noi finissimo di parlare.
“Sì, grazie”, e gli allungai il calice.
La cena andava avanti con chiacchiere tipo “però effettivamente la cucina spagnola se comparata a quella dei paesi del nord Europa… niente! Non c’è niente da dire!” o anche “Eh già… senza trascurare il carattere esuberante degli spagnoli, ne vogliamo parlare? La loro voglia di fare fiesta”.
La stanchezza conseguente alla lunga giornata mi suggerì di compiere un rapido saluto ed ero già sulla strada verso l’hotel. Il freddo si era fatto pungente e gli effetti della vicinanza della Sierra Nevada si facevano sentire consigliandomi un ulteriore giro di sciarpa attorno al collo.
Arrivato all’hotel, salutai la ragazza della reception e finalmente mi ficcai a letto.

Ed ecco la voce di un uomo che gridava.

E poi ecco il primo sparo seguito poco dopo dal secondo.
Ma l’ho sentito davvero?
Sentì pulsarmi il cuore e attesi per vedere se qualcosa si fosse mosso al piano di sopra.
Niente. Nessuna voce. Nessun passo.
Aspettai ancora. Bum bum bum: temevo mi scoppiasse il cuore.
Ok, decisi di scendere alla reception.
Non c’era nessuno. Vidi una stanza dietro il piccolo scrittoio e bussai. La ragazza della reception comparve e mi domandò:
“Sì?”
“Ma lei ha sentito qualcosa?”
“Cosa?”
“Delle urla”
“Urla?”
“Esatto. Delle urla”.
“No, veramente non ho sentito nulla. E comunque sa a Granada può succedere”.
“Invece, lo sparo?”
“Lo sparo? Quale sparo?” Sgranò gli occhi come a dire “tutto bene?”.
“Sì. Ho udito uno sparo. E poi qualcuno che fuggiva”.
“Impossibile”, e poi aggiunse “che giorno è oggi?”
“Venerdì”, le replicai e subito dopo “e quindi?”.
“Beh… è il giorno in cui Lilith, la regina delle cuevas del Sacromonte, viene a prendersi un giovane; un ragazzo di venti anni per portarlo via con sé. Non si preoccupi e torni pure a dormire”.
Mi salutò un po’ annoiata e rientrò da dove era uscita qualche minuto prima.

Erano le 4.51 e da allora non presi più sonno fino al momento in cui suonò la sveglia.

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