venerdì 13 settembre 2019

15. Cronaca di una multa annunciata



“Signore! Signore, il biglietto per favore?”
Alzai la testa dal libro e realizzai che un omone da più di cento kili con l’uniforme della Stib, la società che gestisce la rete dei mezzi pubblici nella regione di Bruxelles, mi stava chiedendo di mostrargli il titolo di viaggio. Gli dissi che l’avevo scordato a casa.
“Può scendere, per cortesia?”, mi domandò facendo la faccia “sì, vabbè l’hai dimenticato a casa!”

Acconsentii.

La parete di controllori incollata al marciapiede della fermata del tram suggeriva infatti caldamente di farmi tenere un comportamento sobrio, senza inventare scuse implausibili tipo “Des extraterrestres ont kidnappé ma carte MOBIB”.
Ci ho sempre creduto: un insieme di avvenimenti molto raramente ha un esito totalmente casuale. Il caso ci si ficca solo alla fine per confondere le acque o per ricordarci, vanesio, quanto sebbene “programmiate tutto, io invece sono qui a fottervi allegramente e a rendere le vostre esistenze simili a lanterne cinesi che si liberano d’estate sulla spiaggia, e che volano trasportate dalla brezza ora qui e ora là”.
Il mio rientro dall’Italia era avvenuto da poche ore, o meglio, ero riuscito a far salire su un volo Ryan il mio corpo e trascinarlo riottoso fino in Belgio. Normalmente mi occorrono alcuni giorni perché questi si adegui alle nuove abitudini, cosa che da un lato mi rende la vita un po’ difficile, anche se dall’altra diluisce il mio ingresso nella nuova routine, mantenendomi ancora con lo sguardo curioso per qualche giorno. Nonostante avessi visto la differenza di temperature tra i due paesi, mi convinsi comunque a volare con i calzoni corti assecondando più lo spirito vacanziero che quello lavorativo di Bruxelles. All’arrivo a gare du Midi cacciai dal portafoglio la mia carta MOBIB con quattro biglietti lasciati lì prima del break estivo. Ne obliterai uno, come da regola, e rimisi poi nella tasca posteriore la tessera. Faccio costantemente il biglietto quando salgo sui mezzi perché sono tendenzialmente ligio al dovere e, in aggiunta, non ho intenzione di spaccarmi il cazzo dall’ansia, controllando ad ogni fermata, se ci sono in attesa i culturisti della Stib in pausa palestra.
Il pomeriggio seguente il clima fresco brussellese mi aveva obbligato al repentino cambio di guardaroba: pantaloni lunghi e felpa, senza temporeggiare troppo! Il tempo soleggiato, quantunque fresco, d’altra parte mi aveva invitato a fare una lunga passeggiata a piedi tra le vie del centro, con una sosta per un pastis a “Le Marseillais” a Place Jeu de Balle.
Adoro camminare e se è possibile percorro il tratto da casa in ufficio a piedi. La strada non è poi tanta e io me la faccio con piacere guardandomi attorno. Gli occhi sono spesso rivolti in alto cercando di scoprire i cambiamenti che la città va attuando o individuando angoli o dettagli che purtroppo la cecità provocata dalla routine nasconde. E cosi il tragitto del primo giorno di lavoro si era compiuto a piedi, sia all’andata che al ritorno.
La mattina successiva, complice la fretta, decisi di prendere i mezzi per andare in ufficio e, fatto assai importante, di rinnovare pure l’abbonamento mensile. Giunto alla fermata del tram ed estratto il portafoglio scoprii con un certo disappunto che avevo lasciato la carta MOBIB a casa e che quindi avrei dovuto rinviare il rinnovo dell’abbonamento.

Pazienza!

Optai di sfidare il caso facendomi forza del fatto che in tutti questi anni a Bruxelles avevo adempiuto, senza eccezione, all’obbligo morale dell’acquisto del biglietto e pertanto mi sentii ampiamente creditore nei confronti del fato, e che cazzo!
A conclusione della giornata in ufficio tornai alla fermata per riprendere nuovamente il mezzo questa volta con destinazione casa. Controllai ancora una volta il portafoglio per vedere se intanto la tessera MOBIB fosse ricomparsa e, non vedendola, accettai pigramente di viaggiare privo di biglietto.
Risfidai la sorte per una seconda volta e per di più sprovvisto di una rete di salvataggio giù in basso: uno straccio di biglietto che avrei potuto acquistare dal conducente e obliterarlo all’occorrenza. Niente. Ciascuna singola azione infine si era perfettamente incastrata contribuendo, come un puzzle, alla realizzazione del disegno del quale ero protagonista mio malgrado.

Il proposito si compì: e hai voglia a dire al palestrato della Stib che tutto era cominciato con un paio di pantaloni corti tuttora buttati sul divano. Mi dispiace, mi disse: “sono 107 euro e questo sottolineato BE78096320931086 è l’IBAN per effettuare il pagamento”.




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