venerdì 20 settembre 2019

14. Cesso con vista





“Allora vi piace?”, domandò nervosa la ragazza parlando inglese con un leggero accento tedesco.
“Sì, siamo felicissime. È luminoso! E poi è in una zona perfetta per noi. Ed è giusto quello che volevamo spendere”, replicò Adriana e, un attimo dopo sorridendo, “almeno per il momento…”.
“Molto bene. Per onestà… volevo anche dirvi che c’è un piccolo problema”.
“Qual è?” interrogò allarmata Elena tornando a volgere lo sguardo verso la ragazza.
Elena e Adriana avevano deciso di affittarsi un appartamento interamente per loro cosi si sarebbe realizzato il desiderio di svegliarsi e addormentarsi finalmente assieme: il regalo che volevano donarsi per il loro undicesimo “mesiversario”. Poi con calma avrebbero pianificato il matrimonio e forse, magari più avanti, anche il concepimento di un figlio.
Un appartamento? Non esattamente: non potevano permettersene uno tutto intero. Ciò che contava, tuttavia, era dare un taglio con i kot e fare basta anche di vivere in coloc con altri tizi ai quali dopo un po’ rinunceresti volentieri. Un duplex o alla fine anche uno studio era intanto meglio di niente; poi si sarebbe visto.
Elena, piccola, bruna e capelli tagliati corti corti era fuggita già da molti anni da un piccolo paesino perso sugli Appennini mentre Adriana, cresciuta a Milano, dopo aver vissuto a lungo a Parigi, aveva scelto la capitale del Belgio perché ora lavorava in una charity che “lobbeggiava” le istituzioni comunitarie sul diritto all’aborto in Africa. Si erano incontrate alla proiezione del film “Les îles di Yann Gonzalez durante la rassegna “Pink screens” organizzata ogni anno al cinema Nova, in centro a Bruxelles.

E da quel giorno non si erano separate un secondo e “Les îlesera diventato il loro Big Bang”.

I giri per cercare casa si protraevano da circa un mese. E sull’appuntamento di oggi un po’ ci speravano: la stazione della metro di Porte de Namur praticamente lì, ad un tiro di schioppo da Place Jourdan e, nella descrizione, avevano anche letto che si affacciava sugli stagni di Place Flagey. Chissà che vista!, si rallegrarono. Ma la gioia si stemperò non appena immaginarono l’eventualità di essere in diecimilamilioni di persone all’appuntamento per la visita, come appunto era accaduto la settimana prima, quando c’era un nugolo di gente a seguire la tipa dell’agenzia immobiliare che si districava tra mille lingue.
L’incontro era stato fissato per le quindici ed erano le uniche lì ad aspettare. Il prezzo era abbordabile: cinquecento euro più le charges. In fondo avevano la forza di farcela, in due poi!
Suonarono. Si sentì il rumore secco del portone che si apriva.
Salirono le strette scale fino all’ultimo piano dove c’era una ragazza sull’uscio che le stava attendendo.
“Ciao, Elena”, e diede una stretta di mano robusta.
“Ciao, Adriana”, fece invece lei tirandosi dietro i capelli dagli occhi.
“Lena”, e aggiunse “benvenuti!”.
“Come vi dicevo al telefono, è uno studio. Luminosissimo! Si trova in una posizione ben servita. A due passi un po’ da ogni cosa. La conoscete questa parte della città?”
“Sì… sì…”, ribatté rapida Elena.
“Beh… allora non c’è bisogno vi dica tanto altro” concluse Lena senza dimenticare “comunque proprio qui vicino c’è anche un supermercato Delhaize super comodo: il venerdì è aperto fino alle nove di sera!”
“Allora vi piace?” sollecitò Lena dopo aver mostrato lo studio, temporeggiando davanti una grande vetrata dalla quale entravano alcuni raggi di sole.
“Molto! Era quello che stavamo cercando”, rispose ancora Adriana.
“C’è solo un piccolo problema ed è il bagno”.
“Il bagno?”, domandò Adriana.
“Sì, non è collegato alla rete fognaria. C’è solo una latta”.
“Una latta?”, ripeté incredula Adriana, “Come una latta?” chiese nuovamente attonita.
“Esatto, una latta. La vedete?” disse dopo essersi leggermente allontanata e aver spostato una tenda con su alcuni disegni di Tintin e indicando un latta tipo quella MaxMeyer per la pittura murale da quattordici litri di bianco candido su cui era poggiata una ciambella. “Poi ovviamente potete svuotarla voi all’occorrenza. Nella latta io ci metto una busta di quelle grandi. Così non sono costretta a buttarla via tutti i giorni”.
Elena e Adriana si guardarono come a dire “te l’immagini che disastro lì dentro la volta che entrambe abbiamo le mestruazioni?”

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