“Allora vi piace?”, domandò nervosa
la ragazza parlando inglese con un leggero accento tedesco.
“Sì, siamo felicissime. È luminoso!
E poi è in una zona perfetta per noi. Ed è giusto quello che volevamo spendere”,
replicò Adriana e, un attimo dopo sorridendo, “almeno per il momento…”.
“Molto bene. Per onestà… volevo
anche dirvi che c’è un piccolo problema”.
“Qual è?” interrogò allarmata Elena
tornando a volgere lo sguardo verso la ragazza.
Elena
e Adriana avevano deciso di affittarsi un appartamento interamente per loro cosi si sarebbe realizzato il desiderio di svegliarsi e addormentarsi
finalmente assieme: il regalo che volevano donarsi per il loro undicesimo “mesiversario”.
Poi con calma avrebbero pianificato il matrimonio e forse, magari più avanti,
anche il concepimento di un figlio.
Un
appartamento? Non esattamente: non potevano permettersene uno tutto intero. Ciò
che contava, tuttavia, era dare un taglio con i kot e
fare basta anche di vivere in coloc con
altri tizi ai quali dopo un po’ rinunceresti
volentieri. Un duplex o alla fine anche uno studio
era intanto meglio di niente; poi si
sarebbe visto.
Elena,
piccola, bruna e capelli tagliati corti corti era fuggita già
da molti anni da un piccolo paesino perso sugli Appennini mentre Adriana,
cresciuta a Milano, dopo aver vissuto a lungo a Parigi, aveva scelto la
capitale del Belgio perché ora lavorava in una charity che “lobbeggiava”
le istituzioni comunitarie sul diritto all’aborto in Africa. Si erano
incontrate alla proiezione del film “Les îles” di Yann Gonzalez
durante la rassegna “Pink screens”
organizzata ogni anno al cinema Nova, in centro a Bruxelles.
E
da quel giorno non si erano separate un secondo e “Les
îles” era diventato il loro “Big Bang”.
I
giri per cercare casa si protraevano da circa un mese. E sull’appuntamento
di oggi un po’ ci speravano: la stazione della metro di Porte de Namur
praticamente lì, ad un tiro di schioppo da Place Jourdan e, nella descrizione,
avevano anche letto che si affacciava sugli stagni di Place Flagey. Chissà che
vista!, si rallegrarono. Ma la gioia si stemperò non appena immaginarono l’eventualità
di essere in diecimilamilioni di persone all’appuntamento per la visita, come appunto
era accaduto la settimana prima, quando c’era un nugolo di gente a seguire la
tipa dell’agenzia immobiliare che si districava tra mille lingue.
L’incontro era stato fissato per le quindici ed erano le uniche lì ad aspettare. Il prezzo era
abbordabile: cinquecento euro più le charges. In fondo avevano la forza
di farcela, in due poi!
Suonarono.
Si sentì il rumore secco del portone che si
apriva.
Salirono
le strette scale fino all’ultimo piano dove c’era una ragazza
sull’uscio che le stava attendendo.
“Ciao, Elena”, e diede una stretta di
mano robusta.
“Ciao, Adriana”, fece invece lei
tirandosi dietro i capelli dagli occhi.
“Lena”, e aggiunse “benvenuti!”.
“Come vi dicevo al telefono, è uno
studio. Luminosissimo! Si trova in una posizione ben servita. A due passi un
po’ da ogni cosa. La conoscete questa parte della città?”
“Sì… sì…”, ribatté rapida Elena.
“Beh… allora non c’è bisogno vi dica
tanto altro” concluse Lena senza dimenticare “comunque proprio qui vicino c’è
anche un supermercato Delhaize super comodo: il venerdì è aperto fino alle nove
di sera!”
“Allora vi piace?” sollecitò Lena
dopo aver mostrato lo studio, temporeggiando davanti una grande vetrata dalla
quale entravano alcuni raggi di sole.
“Molto! Era quello che stavamo
cercando”, rispose ancora Adriana.
“C’è solo un piccolo problema ed è
il bagno”.
“Il bagno?”, domandò Adriana.
“Sì, non è collegato alla rete
fognaria. C’è solo una latta”.
“Una latta?”, ripeté incredula Adriana, “Come
una latta?” chiese nuovamente attonita.
“Esatto,
una latta. La vedete?” disse dopo essersi leggermente allontanata e aver spostato
una tenda con su alcuni disegni di Tintin e indicando un latta tipo quella
MaxMeyer per la pittura murale da quattordici litri di bianco candido su cui era
poggiata una ciambella. “Poi ovviamente potete svuotarla voi all’occorrenza.
Nella latta io ci metto una busta di quelle grandi. Così non sono costretta a
buttarla via tutti i giorni”.
Elena e Adriana si guardarono come a dire “te l’immagini che disastro lì dentro la volta che entrambe abbiamo le mestruazioni?”
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