Avevamo
deciso di trascorrere il sabato pomeriggio assieme al Parvis di Saint Gilles.
Marco sarebbe arrivato con una nuova ragazza, una tipa con la quale usciva da
poco.
Era caldo. Caldo come può esserlo a Bruxelles:
tanto caldo e per poco tempo.
Con le fontane che zampillavano un
po’ dappertutto per dare refrigerio ai passanti e i bambini che le
attraversavano tra una pallonata ed un’altra. Il tardo pomeriggio aveva già
visto affollarsi il Parvis. Tavolini non ce n’erano o almeno così appariva. Ci
guardavamo un po' disorientati: l’Union?, propose qualcuno. Il Ci piace?, ribatté
subito qualcun altro. E che ne dite del Verschueren?, sentii dire un terzo. O
le Louvre?, si udì sottovoce.
“Prendiamo delle birre al night shop
e ce le beviamo seduti giù in fondo?”, chiesi; aggiungendo “magari tra poco si
libera un tavolo da qualche parte. Certo non sarà facile, oggi”.
Ci
recammo al night shop sull’angolo a prendere
delle Duvel e alcune Jupiler.
Nel
frattempo, s’era unito anche Max, fresco di
matrimonio insieme a Claire, una francese di Marsiglia che aveva fatto l’Erasmus
alla Statale a Milano. Infine, al gruppo s’erano poi aggregati Foteini, da
tanti anni a Bruxelles ma di Salonicco e il suo ragazzo di vicino Lecce.
“Be’ com’è andata poi ieri sera al
concerto?” chiese Marco.
“Insomma… non tantissima gente. Dopo
un po’ c’eravamo anche stufati e abbiamo deciso di tornarcene a casa. Anche
perché poi visto le previsioni meteo per oggi non volevamo fare tardi e
perderci questa bella giornata di sole” rispose Andrea mentre tirava fuori una
sigaretta dal pacchetto.
“E voi invece?”, rivolgendosi a me, “cos’avete
fatto poi ieri sera?”
“Niente, dopo la spesa al Delhaize
abbiamo deciso di cenare a casa e guardarci la prima puntata di «Bonding». Ché
poi appunto oggi con una giornata così, chi se la voleva perdere?” risposi
mentre con l’accendino armeggiavo per aprire un’innocua Jupiler.
“Ah sì, com’è?” fece Foteini.
“Mah… non è che c’abbia capito
ancora tanto. Magari se vado avanti e non mi stufo prima vi racconterò”,
replicai.
“Io ho cominciato a vedere «13
novembre: attacco a Parigi», disse Max e poi “Cristo, la scena del Bataclan ti
fa venire i brividi, davvero! Porca puttana: trovarsi lì in quel momento e sentire
i terroristi che ricaricano dopo aver svuotato il caricatore e non sai se tocca
a te o meno. Mi cago sotto ora!”
“Vero. Una cosa veramente assurda.
Se ci pensate: uno va lì a farsi una serata, sentire un po’ di musica, passare
un po’ di tempo con gli amici e poi?, e poi non ci sei”, fece sconsolata Claire
“Tu
t’appelles comment, encore une fois?” chiesi rivolgendomi alla ragazza di
Marco che non aveva aperto bocca fino a quel momento salvo un laconico “salut, Chloé” durante il giro di
presentazioni.
“Moi?”
rispose lei sorpresa.
“Oui”
“Chloé”
“T’es belge?”
“Oui, pourquoi?, Belge de
Bruxelles. Je suis née aux Marolles”.
“Hai visto! Qualche volta capita” pensai.
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