venerdì 3 maggio 2019

34. Pomeriggio di sole al Parvis de Saint Gilles




Avevamo deciso di trascorrere il sabato pomeriggio assieme al Parvis di Saint Gilles. Marco sarebbe arrivato con una nuova ragazza, una tipa con la quale usciva da poco.

Era caldo. Caldo come può esserlo a Bruxelles: tanto caldo e per poco tempo.

Con le fontane che zampillavano un po’ dappertutto per dare refrigerio ai passanti e i bambini che le attraversavano tra una pallonata ed un’altra. Il tardo pomeriggio aveva già visto affollarsi il Parvis. Tavolini non ce n’erano o almeno così appariva. Ci guardavamo un po' disorientati: l’Union?, propose qualcuno. Il Ci piace?, ribatté subito qualcun altro. E che ne dite del Verschueren?, sentii dire un terzo. O le Louvre?, si udì sottovoce.
“Prendiamo delle birre al night shop e ce le beviamo seduti giù in fondo?”, chiesi; aggiungendo “magari tra poco si libera un tavolo da qualche parte. Certo non sarà facile, oggi”.
Ci recammo al night shop sull’angolo a prendere delle Duvel e alcune Jupiler.
Nel frattempo, s’era unito anche Max, fresco di matrimonio insieme a Claire, una francese di Marsiglia che aveva fatto l’Erasmus alla Statale a Milano. Infine, al gruppo s’erano poi aggregati Foteini, da tanti anni a Bruxelles ma di Salonicco e il suo ragazzo di vicino Lecce.
“Be’ com’è andata poi ieri sera al concerto?” chiese Marco.
“Insomma… non tantissima gente. Dopo un po’ c’eravamo anche stufati e abbiamo deciso di tornarcene a casa. Anche perché poi visto le previsioni meteo per oggi non volevamo fare tardi e perderci questa bella giornata di sole” rispose Andrea mentre tirava fuori una sigaretta dal pacchetto.
“E voi invece?”, rivolgendosi a me, “cos’avete fatto poi ieri sera?”
“Niente, dopo la spesa al Delhaize abbiamo deciso di cenare a casa e guardarci la prima puntata di «Bonding». Ché poi appunto oggi con una giornata così, chi se la voleva perdere?” risposi mentre con l’accendino armeggiavo per aprire un’innocua Jupiler.
“Ah sì, com’è?” fece Foteini.
“Mah… non è che c’abbia capito ancora tanto. Magari se vado avanti e non mi stufo prima vi racconterò”, replicai.
“Io ho cominciato a vedere «13 novembre: attacco a Parigi», disse Max e poi “Cristo, la scena del Bataclan ti fa venire i brividi, davvero! Porca puttana: trovarsi lì in quel momento e sentire i terroristi che ricaricano dopo aver svuotato il caricatore e non sai se tocca a te o meno. Mi cago sotto ora!”
“Vero. Una cosa veramente assurda. Se ci pensate: uno va lì a farsi una serata, sentire un po’ di musica, passare un po’ di tempo con gli amici e poi?, e poi non ci sei”, fece sconsolata Claire
Tu t’appelles comment, encore une fois?” chiesi rivolgendomi alla ragazza di Marco che non aveva aperto bocca fino a quel momento salvo un laconico “salut, Chloé” durante il giro di presentazioni.
Moi?” rispose lei sorpresa.
Oui
Chloé
T’es belge?
Oui, pourquoi?, Belge de Bruxelles. Je suis née aux Marolles”.
“Hai visto! Qualche volta capita” pensai.

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