venerdì 19 aprile 2019

36. Dopo due anni ci poteva anche stare, no?




“Andiamo a fare una passeggiata oggi pomeriggio? Avrei bisogno di parlarti”. Ci aveva pensato a lungo se fosse stato meglio fare la chiacchiera da sobri o meno. E alla fine s’era convinta che forse era più opportuno fare una passeggiata. Aveva finalmente deciso di mettere nero su bianco le sue intenzioni.
Stavano insieme da più di due anni e, secondo lei, perché non avrebbero potuto fare anche un progetto di vita comune? Sì, oggi gliene avrebbe parlato.

Che poi, pensava, un progetto di vita comune: si trattava di andare a vivere assieme; mica di sposarsi o altre cose ancora. E che cacchio: dopo due anni ci poteva anche stare, no?


Presero a camminare lungo le vie del centro tenendosi per mano e fermandosi ogni tanto a dare una sbirciata ai negozi. Poi lei si fermò davanti ad una vetrina: “secondo te mi stanno bene questi?”, indicando degli orecchini a cerchio, in argento, dallo stile vagamente asiatico.
“Sì sì, direi di sì; sono un po’ simili all’altro paio che indossavi qualche giorno fa; ma ok”, disse lui spostandosi leggermente su un lato e trascinandola lentamente via. E poi aggiunse: “se vuoi posso regalarteli per il tuo compleanno”.
“Ma no!”, fece lei sorridendo. “Non ci sarebbe nessuna sorpresa. Ma che gusto ci sarebbe se sapessi già il regalo che mi farai?”
“Sì… in effetti… sono veramente pessimo”, fece lui, riprendendole la mano.
Fecero ancora qualche metro in mezzo alla folla del fine settimana quando s’imbatterono su una panchina.
“Ti va di sederti?” domandò lei
“Certo”.

“Ti ricordi ti avevo accennato dell’appartamento di mia nonna?, quello che i miei avevano affittato? È finalmente libero; gli inquilini l’hanno mollato e mio padre m’ha chiesto cosa farne prima di riaffittarlo. Magari potremmo andarci noi, che ne pensi?”

“Noi?”
“Sì, noi”, replicò lei perplessa.
“Io ho già un mio appartamento. E tu vivi in quell’altro”, attaccò prontamente lui.
“Esatto. Ed è per questo infatti che stavo cercando di capire. Che senso ha per me continuare a pagare un affitto di là. Potremmo condividere il tuo appartamento oppure andare insieme in quello vuoto di mia nonna. A me sembra una buona idea. Che dici?”
Acchiappò la busta del tabacco da dove estrasse una cartina che tagliò in due voltandosi poi dall’altro lato. Prese un pugnetto di tabacco rollandolo sulla cartina, bagnandone con la lingua la colla in modo da chiudere poi la sigaretta. Tirò fuori l’accendino dalla tasca e provò più volte ad accenderla ma l’accendino non ne voleva proprio sapere. Poi finalmente ecco la fiamma: fece un lungo tiro.
“Condividere il mio appartamento dicevi? Ma lo condividiamo già. Dormi a casa mia tutti i fine settimana”.
“È vero. Ma non è la stessa cosa. Senti Stefano: stiamo insieme da due anni e ci comportiamo come due adolescenti. E che cazzo!”
“Ma che dici? Che significa «come due adolescenti»?” “E poi lo sai, no?”, aggiunse “io ho le mie abitudini. Mi piace fumarmi una sigaretta la mattina mentre sto in bagno senza fretta. Boh… credo che stiamo meglio così. Guarda: io sono innamorato di te. Ma ho i miei ritmi, le mie cose: lo spazzolino sul lato destro e il dentifricio sull’altro. Dai stiamo bene così. Perché vuoi andare a rompere questo equilibro?”

Nessun commento:

Posta un commento