“Andiamo
a fare una passeggiata oggi pomeriggio? Avrei bisogno di parlarti”. Ci aveva
pensato a lungo se fosse stato meglio fare la chiacchiera da sobri o meno. E
alla fine s’era convinta che forse era più opportuno
fare una passeggiata. Aveva finalmente deciso di mettere nero su bianco le sue
intenzioni.
Stavano insieme da più di due anni
e, secondo lei, perché non avrebbero potuto fare anche un progetto di vita
comune? Sì, oggi gliene avrebbe parlato.
Che
poi, pensava, un progetto di vita comune: si trattava di andare a vivere
assieme; mica di sposarsi o altre cose ancora. E che cacchio: dopo due anni ci
poteva anche stare, no?
Presero
a camminare lungo le vie del centro tenendosi per mano e fermandosi ogni tanto
a dare una sbirciata ai negozi. Poi lei si fermò
davanti ad una vetrina: “secondo te mi stanno bene questi?”, indicando degli
orecchini a cerchio, in argento, dallo stile vagamente asiatico.
“Sì
sì, direi di sì; sono un po’ simili all’altro paio che indossavi qualche giorno
fa; ma ok”, disse lui spostandosi leggermente su un lato e trascinandola
lentamente via. E poi aggiunse: “se vuoi posso regalarteli per il tuo
compleanno”.
“Ma
no!”, fece lei sorridendo. “Non ci sarebbe nessuna sorpresa. Ma che gusto ci
sarebbe se sapessi già il regalo che mi farai?”
“Sì…
in effetti… sono veramente pessimo”, fece lui, riprendendole la mano.
Fecero
ancora qualche metro in mezzo alla folla del fine settimana quando s’imbatterono
su una panchina.
“Ti
va di sederti?” domandò lei
“Certo”.
“Ti ricordi ti avevo accennato
dell’appartamento
di mia nonna?, quello che i miei avevano affittato? È finalmente libero; gli
inquilini l’hanno mollato e mio padre m’ha chiesto cosa farne prima di
riaffittarlo. Magari potremmo andarci noi, che ne pensi?”
“Noi?”
“Sì,
noi”, replicò lei perplessa.
“Io
ho già un mio appartamento. E tu vivi in quell’altro”, attaccò prontamente
lui.
“Esatto.
Ed è per questo infatti che stavo cercando di capire. Che senso
ha per me continuare a pagare un affitto di là. Potremmo condividere il tuo
appartamento oppure andare insieme in quello vuoto di mia nonna. A me sembra
una buona idea. Che dici?”
Acchiappò
la busta del tabacco da dove estrasse una cartina che tagliò in due voltandosi poi
dall’altro lato. Prese un pugnetto di tabacco rollandolo sulla
cartina, bagnandone con la lingua la colla in modo da chiudere poi la sigaretta.
Tirò fuori l’accendino dalla tasca e provò più volte ad accenderla ma
l’accendino non ne voleva proprio sapere. Poi finalmente ecco la fiamma: fece un
lungo tiro.
“Condividere
il mio appartamento dicevi? Ma lo condividiamo già.
Dormi a casa mia tutti i fine settimana”.
“È vero. Ma non è la stessa cosa.
Senti Stefano: stiamo insieme da due anni e ci comportiamo come due
adolescenti. E che cazzo!”
“Ma
che dici? Che significa «come due adolescenti»?” “E poi lo sai, no?”, aggiunse “io
ho le mie abitudini. Mi piace fumarmi una sigaretta la mattina mentre sto in
bagno senza fretta. Boh… credo che stiamo meglio così.
Guarda: io sono innamorato di te. Ma ho i miei ritmi, le mie cose: lo
spazzolino sul lato destro e il dentifricio sull’altro. Dai stiamo bene così. Perché
vuoi andare a rompere questo equilibro?”
Nessun commento:
Posta un commento