venerdì 22 marzo 2019

40. Come evitare di pagare il secondo bagaglio con Ryanair




Non ho nulla contro Ryanair. Ma su ’sta cosa del secondo bagaglio da pagare, per me, la stanno facendo veramente sporca. Infatti, non tutti lo pagano; e di ritorno da un viaggio fatto di recente ho capito, forse, come evitarlo.
Vuoi sapere come?
Prendi carta e penna e mettiti comodo.
Oddio: mi sto sentendo tanto il mitico Salvatore Aranzulla.
Dicevo… non ho niente contro Ryanair anche se di tanto in tanto mi capita di parlare con assistenti di volo che alzano gli occhi al cielo o allargano le braccia, quando chiedo loro com’è lavorare per questa compagnia.
Provo a tornare in Italia con una certa frequenza, e se non vado in bancarotta, devo certamente ringraziare le tariffe di Ryanair; e cerco di tornarci per diverse motivi. Be’, tanto per cominciare, ho un lavoro che me lo consente: viaggia con me; con molti pro e qualche contro.

Ne è passato del tempo da quando ho scoperto la mia allergia all’orario nove-diciassette. Il mio ritmo circadiano non segue questa logica e non posso farci granché: ho preferito farne i conti, prima di dar da matto.

In secondo luogo, mi piace tornare a Bruxelles dopo il mio soggiorno italiano: mi ricorda le cause per cui sono partito e mi rinfresca quelle per cui mi piace ancora questa città. In Italia, poi, esiste la varietà delle stagioni e quando è primavera è effettivamente primavera: “no fake spring season. Infine, quando vedo un vocale su WhatsApp da sette minuti mi sento il cuore a mille; e non è Calcutta. Molto probabilmente è mia sorella che deve dirmi qualcosa e, allora sì, che sono vagonate di paracetamolo. Con un familiare malato sono sempre terrorizzato dalle chiamate con prefisso +39: non so mai; e quindi torno spesso, appunto, per verificare la situazione di persona.

All’aeroporto della mia città, città di provincia che somiglia un po’ alla Grosseto descritta da Bianciardi, conosco un po’tutti.

Saluto i baristi indaffarati al caffè nell’atrio, gli annoiati addetti al controllo di sicurezza prima di appoggiare il computer sul nastro e i tipi che stanno al “gate”: sono tutti un po’ una piccola famiglia per me. E se talvolta ho qualche chilo di troppo chiudono un occhio: comprendono le esigenze della valigia dell’emigrante.
L’ultima volta temporeggiavo con il tipo al “gate”, si parlava del paese, delle condizioni di lavoro in aeroporto che costringono i dipendenti a continui rinnovi di contratto, o cosi mi è parso di intendere. Insomma, il mio amico aveva voglia di chiacchierare. E a me non dispiaceva.
L’aereo era già lì da un pezzo. Avevano imbarcato tutti.

Ero l’ultimo, o almeno cosi pensavo, quando vidi arrivare un passeggero con due bagagli.

Il mio amico mi stava informando di quello che succede dalle sue parti e intanto contava le fascette gialle che vengono normalmente messe sul “trolley” da stivare.
“Quaranta, quarantuno, quarantadue, che poi…” fa lui “non capisco come hanno fatto a fare ‘sta cazzata. Davvero… quarantatré…”.
“Be’… è sempre un casino…” faccio io di rimando con l’obiettivo, però, di cambiare argomento e avere una spiegazione su quanto era successo un attimo prima:
“ma… senti… ma il tipo passato ora aveva due bagagli. Ho visto che lei gli metteva la fascetta sul «trolley» e dirgli di consegnarlo poi per essere imbarcato. E non ha pagato nulla. Ma come funziona?”.
“Come funziona? Quarantaquattro, quarantacinque… ah… come funziona?”.
“Sì… esatto. Come funziona? Perché non ha pagato?”.

“Ryanair ci ha dato disposizione di fare in questo modo per tutti i voli che partono dall’Italia.
Gratis!
Zero euro per l’imbarco del secondo bagaglio.”

“Cioè?”
“E niente… è così…, quarantasette, quarantotto, aspetta… quarantasei, quarantasette, cosi ci hanno detto. Boh… immagino visto il bordello legale che c’è, preferiscono stare tranquilli e non complicarsi la vita con le richieste di risarcimento che poi arriveranno; non saprei: mi sono fatto quest’idea”.
“Ah però…” sono piacevolmente sorpreso.
Gli do un abbraccio, lo saluto e mi dirigo verso l'aereo. Il sei maggio voglio provarci anche io.

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