Non ho nulla contro Ryanair. Ma su ’sta cosa del
secondo bagaglio da pagare, per me, la stanno facendo veramente sporca. Infatti,
non tutti lo pagano; e di ritorno da un viaggio fatto di recente ho capito,
forse, come evitarlo.
Vuoi sapere come?
Prendi carta e penna e mettiti comodo.
Oddio: mi sto sentendo tanto il mitico Salvatore
Aranzulla.
Dicevo… non ho niente contro Ryanair anche se di
tanto in tanto mi capita di parlare con assistenti di volo che alzano gli occhi
al cielo o allargano le braccia, quando chiedo loro com’è lavorare per questa compagnia.
Provo a tornare in Italia con una certa frequenza, e
se non vado in bancarotta, devo certamente ringraziare le tariffe di Ryanair; e
cerco di tornarci per diverse motivi. Be’, tanto per cominciare, ho un lavoro
che me lo consente: viaggia con me; con molti pro e qualche contro.
Ne è passato
del tempo da quando ho scoperto la mia allergia all’orario nove-diciassette. Il
mio ritmo circadiano non segue questa logica e non posso farci granché: ho
preferito farne i conti, prima di dar da matto.
In secondo luogo, mi piace tornare a Bruxelles dopo il
mio soggiorno italiano: mi ricorda le cause per cui sono partito e mi rinfresca
quelle per cui mi piace ancora questa
città. In Italia, poi, esiste la varietà delle stagioni e quando è primavera è effettivamente primavera: “no fake spring season”. Infine, quando vedo un vocale su
WhatsApp da sette minuti mi sento il cuore a mille; e non è Calcutta. Molto
probabilmente è mia sorella che deve dirmi qualcosa e, allora sì, che sono vagonate
di paracetamolo. Con un familiare malato sono sempre terrorizzato dalle
chiamate con prefisso +39: non so mai; e quindi torno spesso, appunto, per
verificare la situazione di persona.
All’aeroporto
della mia città, città di provincia che somiglia un po’ alla Grosseto descritta
da Bianciardi, conosco un po’tutti.
Saluto i baristi indaffarati al caffè nell’atrio,
gli annoiati addetti al controllo di sicurezza prima di appoggiare il computer sul
nastro e i tipi che stanno al “gate”:
sono tutti un po’ una piccola famiglia per me. E se talvolta ho qualche chilo di
troppo chiudono un occhio: comprendono le esigenze della valigia dell’emigrante.
L’ultima volta temporeggiavo con il tipo al “gate”, si parlava del paese, delle
condizioni di lavoro in aeroporto che costringono i dipendenti a continui
rinnovi di contratto, o cosi mi è parso di intendere. Insomma, il mio amico aveva
voglia di chiacchierare. E a me non dispiaceva.
L’aereo era già lì da un pezzo. Avevano imbarcato
tutti.
Ero l’ultimo,
o almeno cosi pensavo, quando vidi arrivare un passeggero con due bagagli.
Il mio amico mi stava informando di quello che succede
dalle sue parti e intanto contava le fascette gialle che vengono normalmente
messe sul “trolley” da stivare.
“Quaranta, quarantuno, quarantadue, che poi…” fa lui
“non capisco come hanno fatto a fare ‘sta cazzata. Davvero… quarantatré…”.
“Be’… è sempre un casino…” faccio io di rimando con
l’obiettivo, però, di cambiare argomento e avere una spiegazione su quanto era
successo un attimo prima:
“ma… senti… ma il tipo passato ora aveva due
bagagli. Ho visto che lei gli metteva la fascetta sul «trolley» e dirgli di consegnarlo poi per essere imbarcato. E non ha
pagato nulla. Ma come funziona?”.
“Come funziona? Quarantaquattro, quarantacinque… ah…
come funziona?”.
“Sì… esatto. Come funziona? Perché non ha pagato?”.
“Ryanair ci
ha dato disposizione di fare in questo modo per tutti i voli che partono
dall’Italia.
Gratis!
Zero euro per
l’imbarco del secondo bagaglio.”
“Cioè?”
“E niente… è così…, quarantasette, quarantotto,
aspetta… quarantasei, quarantasette, cosi
ci hanno detto. Boh… immagino visto il bordello legale che c’è, preferiscono
stare tranquilli e non complicarsi la vita con le richieste di risarcimento che
poi arriveranno; non saprei: mi sono fatto quest’idea”.
“Ah però…” sono piacevolmente sorpreso.
Gli do un abbraccio, lo saluto e mi dirigo verso l'aereo. Il sei maggio voglio provarci anche io.
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