Bogdan Bălan s'era svegliato presto anche stamane. Aveva
mantenuto l’abitudine di puntare la sveglia alle 6.30 nonostante non lavorasse
ormai da tempo. Il proprietario del suo indirizzo gli aveva dato appuntamento
per le otto del mattino. Sapeva cosa volesse da lui, ma il problema era che lui
non sapeva cosa volesse da sé. Una volta al mese, o giù di lì, tornava per
smaltire la corrispondenza inviata dal ministero. La sua relazione con
Bruxelles si era tanto affievolita che rimaneva attualmente appesa a questo filo:
nessun'altro gli scriveva, figuriamoci per posta.
Originario di Căzănești, non s’era mai totalmente
adattato ad una città cosi grande: troppa gente e molto caos. Nel corso del
tempo però s'era innamorato del francese, che trovava simile al rumeno, e di
Brel. Più vicino ai quaranta che ai trenta, piccolo di statura, tarchiato, il
naso con una gobbetta accanto all'attaccatura degli occhi, i capelli
rabbuffati; si era leggermente ingrassato a seguito dell’incidente. Dopo la
scuola, visto che un lavoro non arrivava, Bucarest gli sembrava il luogo per
provare a trovarne uno.
Qui
un amico gli aveva accennato di Bergamo dove i manovali erano assai richiesti.
Non voleva andarci e ci rimase quasi dieci anni. Poi la crisi lo portò, come
tanti altri rumeni emigrati in Italia, a ripartire e finì a fare il
pavimentista a Bruxelles.
Tirò fuori le
chiavi del portone ed entrò.
“Bogdan, buongiorno!”
“Buongiorno Carmelo, come sta?”
“Bene, bene. Vado subito al punto, se non ti
dispiace.”
“La settimana scorsa c’è stato un nuovo controllo
del ministero. Che dobbiamo fare? Questo rischio per 200 euro al mese non me lo
prendo più”, lo minacciò, facendo no no con la testa.
“Capisco bene, non so che fare anche io. Forse
vorrei tornare a casa mia, definitivamente; lasciare l’indirizzo. I miei s’invecchiano sempre più e a me piacerebbe aprire qualcosa di mio. C’è una
spiaggia dove andavo da bambino ogni estate: è una delle spiagge più belle di
tutto il Mar Nero, potrei aprirmi un bar, un ristorante italiano o, perché no?,
un bistrot!”, esclamò sorridente.
“Be’ Bogdan, mi sembra una buona idea.”
“A proposito”, si rammentò poi Carmelo, voltandosi
e indicando un mobile proprio sotto le scale, “lì trovi tutta la posta che ti
ha spedito il ministero”.
“Bene, bene. Ora me la prendo. La ringrazio Carmelo per averla conservata. Con loro è meglio non scherzare!” concluse
intimorito.
“Senta… glielo prometto… davvero… domani pomeriggio la chiamo e così le
dico la mia decisione. Ora ho troppe cose qui dentro, mi scoppia la testa. Le
dispiace?”
“No… ma che sia domani eh!, Bogdan. Non voglio più tornarci su”,
concluse scocciato Carmelo.
“Glielo farò sapere, di sicuro”.
E poi stringendogli la mano Bogdan Bălan si accomiatò.
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